Un esempio di calligrafia Shodo eseguito da uno studente. |
Oggi vorrei parlare di "Shodo"しょどう 書道, ovvero l'arte della calligrafia giapponese. Come potete vedere dal kanji stesso, formato da "Sho-Kaku" che significa scrivere e "Dou-michi" che significa via, strada, insegnamento, lo "Shodo" è proprio la "via della scrittura", l'arte, l'apprendimento.
Gli ideogrammi in uso in Giappone provengono dalla Cina, e anticamente il loro scopo era soltanto di tipo pratico, finalizzato all'uso quotidiano della lingua stessa. Man mano che la cultura iniziò a svilupparsi come trasposizione del senso estetico e di una sfera diversa da quella materiale, anche l'uso degli ideogrammi si modificò e si affinò una tecnica, detta appunto Shodo, che dava forma al senso estetico di ognuno attraverso una ricerca del bello nella scrittura, imponendo delle regole che fossero in grado non solo di disciplinare la tecnica della scrittura stessa, ma anche lo spirito.
Mentre si procede con lo studio degli ideogrammi, della loro natura e si impara il modo corretto per scriverli attraverso gli esercizi e il corretto utilizzo delle attrezzature usate per lo Shodo, si accresce la virtù e si eleva lo spirito. Scrittura che diventa arte e che si tramanda attraverso la disciplina di maestri dello Shodo che si avvalgono di stumenti indispensabili alla realizzazione di un corretto esercizio di calligrafia e che sono:
Gli strumenti utili: da destra Fude, Sumi, Suzuri, Hanshi e Shitajiki |
- il pennello ("Fude" ふで 筆) che va usato come una appendice del braccio, non della sola mano, tenuto in posizione verticale, perpendicolare al foglio. Nello Shodo è importante non utilizzare soltanto il movimento del polso (come siamo abituati a fare nel nostro modo di scrivere), ma quello dell'intero braccio, tenendo la schiena dritta senza piegarsi sul foglio. Noi occidentali incontriamo parecchie difficoltà nel "piegare" le nostre abitudini posturali proprio perchè siamo abituati ad uno stile di scrittura e di gestualità completamente differente. I pennelli possono essere di di diverse misure.
- l'inchiostro ("Sumi" すみ 墨, notare che nella parte superiore di questo kanji è contenuto "Kuro", ovvero "Nero", che abbiamo già analizzato...) che si presenta sotto forma di un bastoncino nero solido che si ottiene impastando fuliggine e colla e che si liquefà utilizzando uno speciale accessorio adatto a questo scopo ovvero il "Suzuri" (すずり 硯) una speciale pietra per l'inchiostro che, come vedete dalla foto sopra, ha un avvallamento in corrispondenza di uno dei due lati corti, in cui si mette dell'acqua e, bagnando leggermente il Sumi e strofinandolo con vigore sulla parte piatta, fa in modo che l'acqua diventi inchiostro. Per ottenere la giusta tonalità dell'inchiostro occorre ripetere questa operazione per circa una ventina di minuti. Anche questa parte ha la sua importanza. Occorre pazienza e disciplina, si può sfruttare questo tempo utile a preparare l'inchiostro per astrarre la mente, congiungersi con l'ideogramma che si sta per disegnare e il pensiero che esso suggerisce. I giapponesi dicono che ogni ideogramma possiede un'anima e che, per realizzarlo alla perfezione, occorre entrare in contatto con l'anima stessa di ciò che si sta rappresentando.
- il supporto di feltro su cui si appoggiano i fogli di carta di riso ("Hanshi" はんし 半紙), che si chiama "Shitajiki" したじき下敷, parola composta da "Shita" a sinistra, che significa sotto, e "Shiki" che significa invece appoggiare, installare. Lo shitajiki è importante perchè funge da sostegno alla carta, che è molto leggera, la trattiene in modo da poter tenere libera la mano che non si usa per scrivere e non doverla impegnare a sostenere il foglio.
In questa sequenza di immagini vi mostro la realizzazione del kanji "Ei" 永 che significa "Eternità" usato come esempio durante una dimostrazione di calligrafia Shodo tenuta da una maestra giapponese. (La dimostrazione è stata organizzata dall' Associazione culturale "Appare")
Da notare in queste immagini la corretta impugnatura del pennello, tenuto sempre perpendicolare al foglio, la mano ferma è indispensabile ovviamente. Le linee devono essere nette e decise, nello Shodo non è contemplata la parola "correggere". Se non si è soddisfatti del risultato, frutto anche di ore di allenamento, si ricomincia e si butta via ciò che si è sbagliato. Non occorre avere fretta nell'esercitare l'arte della calligrafia, bisogna imparare ad esercitare la giusta pressione del pennello sul foglio, ad utilizzare la giusta quantità di inchiostro, insomma, occorre sporcarsi un pò le mani e concentrarsi su ciò che si sta facendo. Per scrivere correttamente un ideogramma occorre tener presente un ordine fisso nello scrivere i vari tratti che lo compongono. E' una regola che vale non solo per lo Shodo, ma anche nella normale scrittura dei Kanji, di Hiragana e Katakana. Senza questo ordine non sarà possibile ottenere alcun risultato e la scrittura non risulterà corretta. Nella dimostrazione a cui ho partecipato, come vedete, molti sono stati i tentativi, alcuni dei quali andati a buon fine altri un pò meno! Ma non bisogna arrendersi, fa parte del percorso per diventare "maestri di calligrafia"!
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