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2015-05-28

10 piatti che dovete assolutamente assaggiare in Giappone!

Il Giappone, come ho detto molte volte, è un paradiso per il palato. Ci sono molte varietà di cucina e molti tipi di pietanze, tra queste ve ne sono alcune che ASSOLUTAMENTE non dovete lasciarvi sfuggire quando sarete in Giappone, pena la perdita di una esperienza gustosissima!!!
Ecco la mia personale classifica di piatti da me provati (e riprovati..e riprovati!) che ritengo il top della cucina nipponica. Ne ho scelti 10, escludendo volutamente quei piatti che ormai sono conosciuti anche da noi (ma che menzionerò a fine classifica!)

10 - RAMEN ラーメン. Piatto ricco, sostanzioso, gustoso, economico, emblema della cucina asiatica, assume in Giappone connotazioni particolari in virtù del brodo cucinato secondo la tradizione. Impossibile non amarlo!


9 - OMURICE オムライス. Mescolare riso e ketchup? Orrore! Invece NO! Omurice è una omelette soffice soffice che nasconde un cuore di riso bianco saltato condito con ketchup (e pollo oppure verdure o anche senza niente) che gli conferisce un colore rosso brillante e un gusto un pò acidulo che si sposa perfettamente con l'uovo. Di solito le Omurice sono decorate in maniera kawaii (con cuoricini o faccine) soprattutto se sono fatte in casa!




8 - YAKITORI 焼き鳥 Gli Yakitori (spiedini di pollo) sono considerati uno snack da molti giapponesi. Si tratta di pezzetti di pollo (non solo petto ma anche coscia o frattaglie) infilati su stecchini di bambù, a volte alternati a pezzi di cipollotto, cotti sulla griglia o su una fiamma e consumati ricoperti da una salsa dolciastra. Veloci da mangiare, leggeri e sfiziosi!



7 - MOCHI .  I mochi sono i famosi dolcetti rotondi, morbidi e appiccicosi, che si consumano di solito in occasione di festività particolari (Shogatsu, Hanami, Hina Matsuri...) ma che si trovano tutto l'anno. Sono composti di pasta di riso glutinoso ripiena spesso di marmellata di faglioli Azuki (Anko), i miei preferiti in assoluto. Una curiosità: i mochi non sono molto indicati per le persone anziane a causa della difficoltà che potrebbero incontrare nel masticarli, data la loro consistenza "collosa"...a capodanno infatti, quando è tradizione consumarli, questi piccoli dolci spediscono molti poveri anziani golosi al pronto soccorso...


6 - CURRY RICE カレーライス Il riso al curry è uno dei piatti più economici, facili da preparare e diffusi di tutto il Giappone. Si tratta di un grande piatto con del riso bianco, nel quale viene versato un liquido bruno, il curry, con ogni gradazione di piccantezza, accompaganto da carne di manzo, pollo, maiale, di verdure, servito con cotolette oppure pesce. Davvero per tutti i gusti. Il curry si trova in vendita in cubetti (simile al nostro dado per brodo) da diluire con acqua per poterlo preparare anche a casa. Saporitissimo!



5 - TAIYAKI たい焼き A metà della classifica una leccornia tipica del periodo di capodanno: i Taiyaki, i biscotti soffici ripieni a forma di pesce. Si trovano sulle bancarelle alle feste organizzate nei vari santuari, non potrete fare a meno di mangiarli. Sono molto tradizionali e di solito preparati al momento con una pastella dolce colata in una piastra richiudibile a forma di pesce, e riempiti con Anko (la pasta o marmellata di fagioli rossi), crema mou o crema chantilly. Si trovano anche salati. A Tokyo li ho trovati in un chiosco, li facevano soltanto salati, ripieni di pancetta e patate...non aggiungo altro!



4 - ODEN おでん. Personalmente penso che potrei mangiare Oden fino a non poterne più, soprattutto in una fredda sera invernale. Oden infatti è un tipico piatto che si consuma nei mesi freddi, è uno stufato, un brodo di pesce a cottura lunga nel quale vengono bolliti tutta una serie di ingredienti: uova, daikon (il rafano giapponese), konnyaku (una radice), tofu, il tutto condito con salsa di soia. Il sapore si può solo provare, è un mix che si scopre boccone dopo boccone, una vera esperienza giapponese!!



3 - DANGO だんご. "Dango san kyoudai..." recita una buffa canzoncina, "i tre fratelli dango" sono delle palline dolci infilate su uno stecchino di bambù che si trovano in vendita ovunque e vengono consumati ad ogni età. Un dolcetto delizioso e atipico che, per come siamo abituati in occidente, non sembra neanche un dolce ma più che altro una cosetta sfiziosa. I dango vanno mangiati con calma, non sono molto dolci, sono delle palline (colorate in occasione di Hanami con i colori che ricordano la fioritura dei ciliegi...) a base di farina di riso glutinoso, tofu e zucchero, piccole e maliziose vi faranno venire voglia di mangiarle una dopo l'altra, e chiariranno il concetto che a volte le cose più buone sono le più piccole....




2 - TAKOYAKI たこやき. Siamo quasi in vetta e scopriamo una delizia, una pallina preziosa che nasconde un tesoro. Pressochè sconosciuti qui da noi (iniziano a trovarsi online le prime piastre antiaderenti dalla classica forma sferica per farli) il mio consiglio è: memorizzate il nome, come si scrive e andate in giro a cercarli e chiedete ovunque, non rimarrete delusi. Io ho fatto così. I takoyaki sono palline di pastella che custodiscono al loro interno un pezzetto di polipo, vengono serviti con una salsa speciale (tipo barbecue per intenderci..) e si mangiano uno dopo l'altro in un sol boccone infilzandoli con uno stuzzicadenti. Ordinate una confezione grande, datemi retta!!!




1 - OKONOMIYAKI お好み焼き. Ho già dedicato un articolo intero a questo piatto, che in assoluto è quello che preferisco e che, a mio parere, racchiude tutti i sapori dell'esperienza giapponese in cucina. Potrò sembrare ripetitiva, ma gli okonomiyaki accontentano tutti, sono un piatto conviviale, saporito, complesso nella sua semplicità, particolare e tipicissimo. Non assaggiarne almeno quattro o conque varietà sarebbe un delitto! Cercate un buon ristorante di okonomiyaki e datevi alla pazza gioia!!!



Questi sono i dieci piatti che, quando sono stata in Giappone, mi sono rimasti nel cuore. Devo precisare che ho omesso alcune meraviglie perchè anche da noi si trovano come ad esempio Yaki Soba e Yaki Udon, il Sushi (è ovvio che in Giappone sia squisito...) e la Tempura. Grazie alla diffusione dei ristoranti giapponesi adesso possiamo gustare pietanze che pochi anni fa erano confinate in Asia e, pur avendone fatto incetta, ho preferito mettere in risalto cose tipicamente giapponesi che ho voluto assaggiare spinta dalla curiosità (e dalla gola...) per dare un consiglio a chiunque vada si rechi in questa meravigliosa terra di prelibatezze...

2015-05-18

Tokyo mon amour. Harajuku e Meiji Jingu. 今日は原宿と明治神宮において話しましょう!

Harajuku 原宿 è un quartiere speciale attaccato a Shibuya e, come quest'ultimo, patrimonio dei giovani trendy e dei cosplayer di Tokyo. Se siete alla ricerca di qualche foto particolare insieme ad una gothic lolita oppure ad un rockabilly è ad Harajuku che dovete recarvi. Personalmente non mi sento di fotografare quaste persone per il loro abbigliamento o per ciò che rappresentano perchè non li considero fenomeni da baraccone, Harajuku è un posto fantastico che lascia libero sfogo di esprimersi ai ragazzi del Giappone meno "inquadrato". Ciò che rimane impresso di questa zona della città è la quantità incredibile di negozi, ce ne sono così tanti che, anche se sarete stanchi di entrare e uscire dopo soltanto mezz'ora, non potrete smettere perchè vendono cose originalissime. Appunto perchè luogo di ritrovo dei cosplayer, degli otaku e di coloro che si riconoscono in qualche "sottocultura", qui si possono trovare negozi di abiti da cosplayer, boutiques di lusso accanto a negozi di abbigliamento solo per cani (io alla mia cagnolina ho comprato un cappottino tutto rosa fantastico!), anime-cafè, negozi a tema, negozi di gadget o accessori e fumetterie immense (ripeto, immense!!!). Indipendentemente da quali che siano i vostri gusti, non perdetevi una full immersion in questo paradiso perverso in compagnia delle strane creature che incontrerete sul posto, anche questo è il Giappone.
Il principale luogo di raduno giovanile è proprio accanto all'uscita della metropolitana (Linea verde, Chiyoda Line, fermata Meiji-jingu mae oppure treno della JR fermata Harajuku), sul ponte (Jingu-bashi 神宮橋) che conduce al santuario Shinto più tranquillo e incantato di Tokyo: il Meiji-jingu 明治神宮.

Il Torii all'ingresso del Meiji-jingu

Ingresso al Meiji-jingu

Si accede al santuario dopo aver superato questo immenso Torii costruito in legno di cipresso. Si deve percorrere un'ampia strada attraverso gli alberi e, leggendo una qualsiasi guida, si scopre la storia interessante di questa foresta: dopo la morte dell'imperatore Meiji (nel 1902) e della moglie, l'imperatrice Shoken (nel 1904), a loro memoria furono donati 100.000 alberi dalla popolazione che si adoperò per piantarli e farli crescere tutti attorno al tempio, dando origine ad una immensa zona verde nel cuore della città. Lungo la strada c'è grande silenzio, l'aria è pulita e gli uccellini cinguettano. Già si pregusta l'atmosfera che si respirerà al santuario.

Botti di sakè offerte in dono


Poco dopo aver oltrepassato il Torii, sulla vostra destra troverete un grande punto di ristoro con bagni pubblici ed un negozio di souvenir nel quale ho comprato molte cose carine tra cui dei bellissimi Yukata (i kimono in cotone leggero) a buon prezzo, non dimenticatevelo sulla via del ritorno anche solo per mangiare. Il self-service all'interno è economico e fa dei ramen buonissimi.

L'ingresso del Meiji-jingu

Gli alberi sposati
Il complesso del Meiji-jingu

Una coppia di sposi!

Come accennavo prima, questo santuario fu eretto dopo la morte dell'imperatore grazie al quale il Giappone si aprì dal proprio isolamento e a sua moglie alla quale era assai devoto. Costruito nel 1920, fu distrutto durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e ricostruito fedelmente nel 1958. E' un omaggio all'amore dell'imperatore per sua moglie e questa aria si percepisce girando al suo interno anche perchè viene spesso scelto come scenario per le foto di matrimonio (qui sopra vedete i due sposi che ho incontrato io, intenti a farsi fotografare con gli abiti tradizionali) e c'è proprio una sala dedicata alla celebrazione del rito adiacente all'edificio principale del santuario.

Meiji jingu gyoen

Una delle cose più incantevoli di tutto il santuario è il giardino, il Meiji Jingu Gyoen (明治神宮 御苑) disegnato dall'imperatore come dono per la propria consorte (ingresso 500 yen) che ospita un angolo che rende perfettamente l'idea del perchè fu creato: dopo aver percorso diversi vialetti ed aver ammirato fiori di ogni tipo, bambù, piante curatissime, si sbuca in un avvallamento racchiuso tra gli alberi in cui sorge una casa da tè che si affaccia su cespugli e un laghetto popolato di carpe e tartarughe nel quale si specchia il cielo:




Sono stata a Tokyo due volte e sono voluta tornare in questo luogo che stimola la fantasia e il romanticismo. E' un posto che adoro. Ancora una volta un luogo che coniuga le due facce de Giappone, si entra e si esce da una dimensione all'altra in un paese che, nonostante la distruzione subita durante la guerra non smette mai di andare avanti, ricostruendo, rinnovando e mostrando ogni volta le sue molteplici facce.

2015-05-15

Il cuore di Tokyo. Il palazzo imperiale e i giardini. 皇居と皇居東御苑において話しましょう!

Il centro vero e proprio della città di Tokyo custodisce probabilmente il più sacro dei suoi tesori: il palazzo imperiale o Koukyo 皇居, residenza dell'imperatore e della sua famiglia. Durante l'anno non è accessibile al pubblico tranne che il 2 Gennaio e nel giorno del compleanno dell'imperatore (23 Dicembre), ma se ne può ammirare uno scorcio che lascia intuire la solenne importanza che i giapponesi ripongono nella figura del loro dio in terra.
Per richiedere una visita guidata all'interno dei giardini del palazzo e poterlo ammirare da vicino basta fare una richiesta su questo sito, le guide sono in giapponese, ma vengono consegnati opuscoli in inglese:
http://sankan.kunaicho.go.jp/

Koukyo, il palazzo reale

Circondato da alberi maestosi, il bianchissimo palazzo imperiale, costruito sul sito dell'originale Edo-jo, conserva ancora lo splendore di un tempo anche se quello che possiamo vedere è stato completato nel 1968 dopo essere stato bombardato durante la seconda guerra mondiale. Si accede al castello attraverso il famoso Niju-bashi 二重橋, il ponte doppio che si rispecchia nell'acqua del fossato, il cui ingresso  è ben sorvegliato.

La porta d'aaccesso al Niju-bashi

Il palazzo imperiale è circondato da un ampio fossato e protetto da possenti mura sulle quali sorgono bianche torri di guardia.

Torre di guardia

Si arriva a poter scorgere il palazzo dopo aver attraversato l'ampia Koukyo mae Hiroba 皇居前広場, la piazza imperiale, che offre uno scorcio su Tokyo che io, personalmente, adoro. Se ci si mette al centro della piazza e ci si volta prima verso il castello e poi verso i grattacieli, sembra di essere trasportati in due epoche diverse pur rimanendo fermi nello stesso posto. A parere mio questa è un pò l'idea che permea questo paese, così moderno e contemporaneamente così attaccato alle proprie radici al punto di custodirle come veri e propri tesori isolati dal resto.

Koukyo mae Hiroba

Si arriva facilmente alla Koukyo mae Hiroba in metropolitana (Linea verde, Chiyoda Line, fermata Nijubashi-mae) o con il treno della JR (fermata Tokyo).
Anche se i giardini interni del palazzo sono visitabili solo con una guida organizzata su prenotazione, proseguendo verso verso nord e costeggiando le mura, dopo un pò di cammino si raggiunge il "Giardino orientale del palazzo reale" Koukyo Higashi Gyoen, 皇居東御苑, gratuito e accessibile al pubblico, da non perdere per immergersi nel cuore della vita dell'antica capitale del Giappone. E' un giardino molto grande e curatissimo, a cui si accede tramite una porta che si chiama Ootemon 大手門  che un tempo era l'ingresso principale del palazzo.

Ootemon gate

Al suo interno si trovano laghetti, cascate, sentieri e piccoli ponti, statue e lanterne di pietra che permettono di perdersi piacevolmente in una esplorazione nella sontuosa perfezione dello stile dei giardini giapponesi che vi farà  provare la sensazione di passeggiare in un'altra epoca, quella in cui i Tokugawa dominavano il Giappone con il loro immenso potere.





Lungo il percorso potrete ammirare (ma non entrare dentro!) la ricostruzione di una casa da tè e degli alloggi dei samurai posti a difesa del castello.

Fedele ricostruzione di una casa da tè

Alloggi dei samurai

Una cosa molto simbolica e suggestiva sono le vecchie mura su cui poggiava l'antica Edo che sorgono al centro del giardino, sono enormi pietre sulle quali si può camminare e da cui si gode un panorama mozzafiato. Del resto, ci si trova proprio sulle fondamenta dell'antico Giappone, non è un posto qualunque!

Le fondamenta dell'antica Edo

Panorama su Tokyo

Cuore pulsante della nuova città, simbolo ancora vivo della vecchia Edo, il palazzo reale e i suoi sontuosi giardini sembrano voler ricordare al visitatore la potenza del Giappone, quella che fu e quella che ancora è la sua grandezza.



2015-05-12

Abbiamo visto per voi "Il giardino delle parole" "言の葉の庭"という映画について話しましょう!

Recentemente è stato distribuito in Italia un film di animazione del 2013 dal titolo "Koto no ha no niwa" 言の葉の庭 da noi "Il giardino delle parole" diretto dal regista giapponese Makoto Shinkai (già autore del poetico "5 cm per second" e grande appassionato dei lavori di Miyazaki e delle opere di Murakami Haruki) che è un gioiello ricco di sentimento, che conquista sia per la trama sia per la raffinatezza del disegno e dei fondali.


Il protagonista è Takao, uno studente delle superiori che, durante i giorni di pioggia, marina la scuola per recarsi in un giardino in stile giapponese dove, al riparo sotto un gazebo, può dedicarsi alla sua grande passione: disegnare e realizzare scarpe. Già dalle prime immagini ciò che colpisce è l'accuratezza del disegno, i colori stupendi, soprattutto le note di verde, e l'atmosfera malinconica che si respirerà poi in tutto il film.
Un giorno, Takao trova il suo rifugio occupato da una giovane e affascinante donna, che siede in silenzio bevendo birra e mangiando cioccolata.


Tra i due si instaura subito una strana e misteriosa sintonia che si intensificherà nelle occasioni successive al loro primo incontro dato che entrambi si danno tacito appuntamento in quel luogo soltanto nei giorni di pioggia. I due si scambiano all'inizio qualche parola di cortesia, ma poi iniziano a conoscersi e a scoprirsi lasciando che nasca un tenero sentimento reciproco. Tutto scorre in maniera appassionata e Takao chiede alla signorina Yukari (questo è il nome della donna) di poterle disegnare e fabbricare un paio di scarpe confessandole il suo sogno che da tutti è ritenuto un pò bizzarro.
Tutto procede bene finchè Takao non scopre la vera identità della signorina Yukari, che è una professoressa della scuola che lui frequenta che, nel periodo del loro primo incontro, ha preso la decisione di abbandonare l'insegnamento. Questa scoperta cambierà inevitabilmente il loro rapporto, ma potrà cancellare i sentimenti che i due nutrono l'uno per l'altra nonostante la differenza di età?


Lascio che siate voi a scoprire l'epilogo di questa bellissima opera che ancora una volta dona lustro alla tradizione dell'animazione giapponese con una storia dai molteplici risvolti, dolce e romantica. Che siate o meno amanti del genere apprezzerete sicuramente il tratto delicato, la colonna sonora e la caratterizzazione dei personaggi, non ho dubbi!
Vi lascio con il tralier e buona visione!


2015-05-07

Hyakunin Isshu, ovvero delle cento poesie. 百人一首について話しましょう!

"Hyakunin Isshu" è una raccolta di cento poesie o waka giapponesi (百人一首 letteralmente "le poesie di cento poeti", quindi, cento poesie) di autori vissuti dal settimo al tredicesimo secolo compilata da Fujiwara no Teika che è diventata poi un famoso gioco di carte dal nome "Ogura Hyakunin Isshu" 小倉百人一首 ovvero "Antologia delle poesie di cento poeti".


Quando mi è stato regalato questo gioco e me lo sono trovato davanti, nella sua elegante ed evocativa scatolina, ho subito capito che difficilmente avrei trovato un compagno non giapponese con cui gareggiare ma anche che avevo tra le mani qualcosa di interessante e ho fatto le mie ricerche.


Il gioco contenuto nella scatola è molto tradizionale. E' composto da duecento carte, ognuna delle quali reca scritta la stessa poesia ma in due maniere differenti, che compongono lo scopo del gioco.
Analizzando le carte, si vede che formano delle coppie: alcune recano scritta la poesia e hanno una illustrazione rappresentante l'autore o l'autrice del sonetto (e-fuda 絵札), altre soltanto delle scritte in Hiragana (ji-fuda 字札).



Guardandole bene si nota che, nella ji-fuda (ovvero quella con soltanto le scritte in Hiragana) vengono riportati gli ultimi versi della poesia della e-fuda (la carta con l'illustrazione). Il gioco è una specie di memory in cui un giocatore che funge da lettore, legge la prima parte della poesia e gli altri giocatori, che devono essere almeno due, cercano tra le ji-fuda scoperte, la parte mancante della poesia, completandola. Vince chi colleziona più carte. 

Ji-fuda

E-fuda

Come vedete, la carta ji-fuda contiene le ultime due colonne a sinistra, la fine della poesia. Ma di che poesie si tratta? Di che cosa trattano? Innanzitutto sono brevi composizioni di cinque versi ciascuna, appena 31 sillabe, ispirate all'amore, alla natura, alle stagioni. La carta che vedete qui sopra è la numero uno e, tutto a destra, potete vedere scritto il nome di colui a cui è attribuita la composizione: "Tenji Tennou", imperatore che visse tra il 626 e il 671. Leggiamo la poesia:

Aki no ta no
Kariho no io no
Toma wo arami
Waga koromode wa
Tsuyu ni nure tsutsu

Premetto che tradurre queste poesie è molto difficile non trattandosi nè di opere recenti, nè di letteratura moderna. E' poesia, e come tale porta all'interpretazione, per di più in esse vengono espressi concetti che ricordano un pò le composizioni Haiku, brevi e pregne di simbologia. Oltre ad aver fatto una traduzione mia, ne ho cercate alcune in inglese che mi sembrassero affini (ed elaborate da esperti del genere!) e, alla fine, il senso che ne ho tratto è questo:

Nei campi d'autunno mentre osservavo il raccolto mi sono riparato sotto il tetto di una capanna di paglia. Le maniche del mio vestito si sono bagnate di rugiada. 

Questo poemetto ha un tocco romantico e malinconico dovuto all'evocazione della pioggia improvvisa d'autunno che nei campi sorprende l'imperatore costringendolo a rifugiarsi in una capanna con il risultato che le maniche del suo vestito si bagnano per la rugiada che filtra dal tetto di paglia.
Mi viene quasi naturale pensare a delle cortigiane intente a giocare a questo gioco come se leggessero tante storie ai tempi in cui non c'erano altri modi per risvegliare l'immaginazione!
Parlando di donne di corte, leggiamo la carta numero due, attribuita all'imperatrice Jitou (Jitou Tennou), figlia dell'imperatore Tenji.




Haru sugite
Natsu ki ni kerashi
Shirota he no
Koromo hosu cho
Ama no Kagu yama

La Primavera è passata, sta arrivando l'estate, adesso panni bianchi sono stesi ad asciugare sul monte Amanogaku.

Credo che si senta una sensibilità femminile in questa poesia, la primavera che lascia il posto all'estate, la biancheria stesa al sole, danno un messaggio fine, di freschezza e rinnovamento.
Insomma, non so se troverò qualcuno disposto a giocare con me a Hyakunin Isshu, però mi divertirò a scoprire i significati nascosti delle cento poesie!








2015-05-05

Oggi è la festa dei bambini! 今日はこどもの日です!

Oggi, quinto giorno del quinto mese dell'anno, si celebra in Giappone la "festa dei bambini", "Kodomo no hi" こどもの日. La data odierna è dedicata al rispetto per i bambini maschi, per favorire la loro indole e la loro fortuna. Simboleggiati da una carpa, emblema di forza e tenacia, i bambini maschi rappresentavano, soprattutto nel Giappone del passato, una fortuna vera e propria perché, a differenza delle figlie femmine che, dopo sposate, lasciavano la casa, essi rimanevano come forza lavoro e sostegno alla famiglia.


Anticamente, quando in Giappone veniva ancora usato il calendario cinese,  questo giorno veniva chiamato "Tango no sekku" 端午の節句 dove "Tan" significa "inizio", "Go" è il segno zodiacale del cavallo, quindi era il primo giorno del mese del cavallo (il quinto mese, cioè maggio). "Sekku" 節句 significa invece "Festa stagionale". In questa accezione, "Tango no sekku" era strettamente legato ai bambini maschi e all'inizio dell'estate (per le bambine si celebrava "Hina Matsuri", la festa delle bambole), ma dal 1948 questa festività fu ribattezzata "Kodomo no hi" e dedicata a tutti i bambini, alla loro felicità e alle madri che li hanno messi al mondo e istituita come festività nazionale il 5 maggio.
Il simbolo di questa ricorrenza è la carpa Koi che, come sappiamo, rappresenta forza, tenacia e vitalità in virtù della leggenda cinese di una carpa che, volendo nuotare contro corrente, si trasformò in un fortissimo drago. In Giappone oggi le famiglie che hanno dei figli maschi appendono fuori dalla propria casa il "Koinobori" 鯉のぼり una manica a vento raffigurante delle carpe koi che, mosse dal vento, sembrano nuotare.


Di solito riservata ai figli maschi, questa decorazione è composta da più carpe di diverse dimensioni a seconda di quanti maschi sono presenti in famiglia: una, la più grande, per il padre, e le altre per il figlio o i figli in relazione alla loro età. Non è raro adesso che si trovino carpe appese anche in onore delle figlie femmine. Se volete cimentarvi nella realizzazione di una carpa koi in versione origami, ecco qualche suggerimento:


Altri simboli del "Kodomo no hi" sono il "Kabuto" , il tradizionale elmo da guerra giapponese e Kintaro, il ragazzo d'oro, a cui abbiamo dedicato un articolo che, si narra, era dotato di una enorme forza da bambino e che poi divenne un samurai sotto il nome di Sataka no Kintoki, paladino della giustizia, in età adulta. Questi due simboli sono di auspicio perchè il bambino diventi sano e forte. Si usa anche regalare ai maschietti una bambolina di Kintaro come questa, in modo che tragga da lui un esempio di virile coraggio e cresca forte.