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2015-03-30

Comunicare senza le parole: la gestualità giapponese. 日本のジェスチャーについて話しましょう!

Esiste tutta una sfera della comunicazione che prescinde dall'uso della parola. E' il linguaggio dei gesti, quello non verbale, che ci consente di farci capire (più o meno) in situazioni in cui non possiamo interagire con il nostro interlocutore usando il mezzo più diretto, la parola. Il corpo comunica per noi: le espressioni del viso, il movimento delle mani, l'inclinazione della testa. Pur essendo considerato un "linguaggio universale" non è sempre così. In realtà questo tipo di interazione è diverso a seconda del paese in cui ci si trova, e dà luogo a fraintendimenti che, in molti casi, sono assai divertenti. Per quanto riguarda il Giappone, il linguaggio dei gesti è molto vario e colorito. Nel mondo dei manga e degli anime esso è portato sovente all'esasperazione per rafforzare l'impatto comunicativo, ed è così filtrato anche da noi. Come molti giapponesi mi hanno detto, noi italiani siamo un popolo che gesticola molto, ed è vero. Abbiamo un modo di parlare concitato, che spesso viene accompagnato dal movimento delle mani e del corpo. In Giappone è diverso, tutto è molto più discreto e composto e bisogna fare attenzione a non fraintendere alcuni gesti che, nella nostra cultura, hanno un significato diverso o non esistono affatto. Un libro molto carino che si chiama "70 Japanese Gestures" ("日本のしぐさ 70選") è un esempio di come possa essere varia e divertente la gestualità giapponese:



Nelle foto che vedete sulla copertina del libro, ad esempio, da sinistra: "Manbiki" まんびき cioè taccheggiatore, ladruncolo. E' un gesto che in occidente, significa "Vieni qui" e che non ha nulla a che vedere con i ladri. Di fianco abbiamo "Okanmuri!" おかんむり! che sta a rappresentare qualcuno molto arrabbiato. Si puntano gli indici delle mani verso l'alto ai lati della testa, mimando le corna di un demone. Non si usa per se stessi, e di solito colei che è arrabbiata è la moglie di uno che ha combinato un guaio! Noi non usiamo questo tipo di immagine per evocare un demone, ma nel caso giapponese sta ad indicare il famoso "Oni" (vedi articolo su Setsubun).
Nel tondo c'è "Busu"ブス che, premendo leggermente con l'indice la punta del naso, mimando il musetto di un maiale, sta ad indicare "Brutto, sporco". E' poco carino dirlo, ma si riferisce quasi sempre ad una donna non molto attraente, diciamo così! Nell'ultimo riquadro "Yubikiri" ゆびきり ovvero incrociare i mignoli suggellando una promessa. I bambini sono soliti fare così, cantando una canzoncina che intima a chi infrangerà la promessa la punizione di ingoiare mille aghi. Nel codice della Yakuza (la mafia giapponese) chi infrange una promessa è costretto a tagliarsi il dito mignolo.


"Itadakimasu" いただきます! che già conosciamo, significa "Buon appetito"! Questo è il gesto che si fa quando si inizia un pasto o anche quando lo si è consumato, usando la formula "Gochisosama Deshita" ごちそうさまでした ovvero "Grazie per il pasto". Si uniscono i palmi delle mani e si china leggermente la testa in avanti.
Questo gesto, in occidente, è associato alla preghiera. Anche "Onegai!" おねがい che vedete qui a destra indica, in un certo senso, una preghiera. E' un gesto usato per dire "Ti prego! Per favore!" in modo cortese, oppure anche "Gomen!" ごめん che invece significa "Scusami!".
Per indicare se stessi, ovvero "Watashi" わたし, si punta il dito indice verso il proprio naso. In occidente, invece, ci si tocca il torace per indicare se stessi. Non è considerato maleducato, in Giappone, indicare cose o persone puntando il dito indice verso di esse, cosa che invece in occidente è considerata poco carina e si insegna ai bambini a non fare.

"Nattoku!" なっとく ovvero colpire con un pugno il palmo della mano aperta, in occidente (e anche da noi) significa "Vuoi fare a pugni?", in Giappone ha il senso opposto, significa "Sono d'accordo!" e anche "Bella idea!", quindi ha un'accezione totalmente fraterna e positiva! Se qualcuno dovesse rivolgere a voi questo gesto durante una discussione, magari di lavoro, non aggreditelo, mi raccomando!


Diverso dal nostro è anche il modo di contare con le dita "Kazoe kata" かぞえかた.
In occidente, di solito, indichiamo il numero uno con il pollice, due con l'indice e usiamo due mani per i numeri dal cinque in poi. Questo invece è il modo di contare giapponese, tutto diverso.




Mostrare il palmo della mano aperta al proprio interlocutore, tenendola ferma, è "Aspetta un attimo, per favore", che in giapponese si dice "Chotto matte Kudasai" ちょっとまってください . In occidente si può usare il solo dito indice oppure la mano aperta. Questo è un gesto che raramente viene frainteso, anche perchè da noi si usa anche al posto di "Alt" o "Stop" che non cambia essessivamente il senso di ciò che si sta cercando di comunicare.
Non ci appartengono invece, i due seguenti, che siamo però abituati a vedere nei manga e negli anime. Sono "Kareshi" かれし (pollice verso l'alto) e "Kanojo" かのじょ (mignolo verso l'alto), gesti della mano che indicano, rispettivamente, "Boyfriend" e "Girlfriend". Vengono usati esclusivamente tra uomini e più che un fidanzato o una fidanzata, ammiccano all'idea di "trovarsi insieme all'amante".









Utilizzato anche qui invece è "Warau" 笑う cioè "Sorridere". Si nasconde la bocca con la mano in maniera giocosa nell'atto di sorridere.


In Giappone questo gesto è anche relativo ad una forma di timidezza. Mostrare i denti non era considerato educato in passato e si diceva che le donne che lo facevano non trovavano marito. E' rimasta questa forma di riservatezza anche per un fattore estetico: ci si copre la bocca mentre si ride anche per nascondere qualche imperfezione ai denti! La risata fragorosa, più tipica di culture come la nostra, è diffusa anche in Giappone, ma più che altro tra il popolo maschile.
Infine, due gesti che indicano gioia: "Banzai" ばんざい parola conosciutissima anche da noi, che è simile a "Hip Hip Hurrà" che si urla per augurare buona fortuna e felicità, con i palmi delle mani rivolti verso il cielo e le braccia leggermente piegate (le braccia tese, nella stessa posizione, sono segno di resa). In occasione di una vittoria sportiva, di un successo nello studio, o quando c'è qualcosa da festeggiare, "Banzai" è appropriatissimo:


Altro gesto allegro è "Piisu!" "ピース" traduzione dell'inglese "Peace!"


onnipresente in ogni foto di qualsiasi giapponese che si rispetti! Non significa in sè per sè "Pace", ma "E' tutto ok, tutto a posto". L'equivalente di questo gesto ricorda lo slang dei surfisti, è "Hang Loose" molto diffusa in occidente ma che in Giappone, invece non viene utilizzata.


Come accennato prima, anche la lingua italiana è ricca di gesti che comunicano al posto delle parole e ce ne sono alcuni che ci identificano proprio come popolo (ho trovato questa divertente tabellina cercando sul web, è solo una di una lunga serie...) :


Basta uno sguardo per capire che sono molto diversi da quelli giapponesi. C'è anche una gran quantità di "gestacci", chiamiamoli così, che ci identificano come gente assai colorita ma che non riporterò in questa sede! Non ci appartengono movimenti come l'inchino (quasi esclusivamente usanza giapponese), il chinare la testa ma, nonostante le diversità culturali, siamo in grado di farci capire lo stesso e comunicare tra noi tramite un linguaggio che trascende le parole.


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